mercoledì 29 maggio 2013
giovedì 23 maggio 2013
Bollani e Grandi in Jazz
La puntata di questa sera di Nu Poets avrà due ospiti eccezionali: Stefano Bollani e Irene Grandi uniscono il loro talento per presentare un progetto unico nel suo genere.
La perfetta colonna sonora, l'accompagnamento, per
raccontare le poesie che sono arrivate.
Non ci credete?
Bastano pochi secondi per convincersi: basta ascoltare qui Dream a Little Dream of me, la prima traccia
martedì 21 maggio 2013
Le corde come un paio di scarpe
Prima di leggere questo post, vuoi vedere il video? Lo trovi, qui
La sensazione di suonare su corde nuove può essere paragonata a camminare con scarpe nuove. Da un lato, si è affezionati alle proprie scarpe. Hanno ormai la forma del piede, nel loro essere consumate c'è la storia dei passi fatti. Ci si è affezionati, le si guarda con affetto. Potendo, non le si cambierebbe mai. Però ci si rende conto che,arrivati ad un certo punto, al limite. Ed è arrivata l'ora di prendere una decisione. Suonare su corde nuove regala una sensazione molto simile. Prima, quelle vecchie ormai avevano preso l'accordatura, il suono. L'ossidazione le aveva rese più scure, le piccole imperfezioni scivolavano sotto le dita diventando dei punti di riferimento. Il loro colore aveva dato un volto allo strumento. Nel caso della steel, poi, che nel montarle la prima volta avevo preso "le prime corde a caso che avevo trovato" senza una logica, quella che all'inizio mi era sembrata una semplice prova di tensione, senza un preciso obiettivo di suono o accordatura, era diventata una caratteristica. Avendo poi messo corde di scarsa qualità, col tempo si erano leggermente sfilettate, altra caratteristica che aveva creato un suono particolare. E, infine, non avendo una custodia, rimaste per qualche mese sempre all'aria, ormai erano più vicine al colore del legno di quello del metallo. Ma a tutto, c'è un limite, e le ho cambiate. Adesso lo strumento ha un altro aspetto, queste vene di ferro lucide, pulite, gli danno tutt'altro fascino. La struttura è più tesa, risponde meglio. Hanno un nuovo senso, ono delle dimensioni giuste. Appena montate, non ho resistito alla tentazione e - pur essendo tardi - le ho provate. Ad amplificatore staccato. In acustica. Il primo brivido è stato stupendo. Sul metallo nuovo, si corre molto meglio. Come aver rifatto la lamina agli sci. Il suono è più intenso, vivace. Hanno l'entusiasmo e la forza dei giovani. Il percepito più metallico, non ancora ossidato, è la loro dichiarazione, fin da subito, di essere arrivate. E suonarle, è un piacere. Non hanno ancora la forza delle "vecchie", si scordano quasi subito. Devono abituarsi alla tensione. Al lavoro. Ma avranno tempo. Sono solo all'inizio della nuova avventura. Bastano pochi accordi per aprire un nuovo capitolo con loro. Vedremo, che storia sapremo raccontare.
lunedì 20 maggio 2013
La Ruera: cosa è
Come poteva mancare in questo mondo un angolo dedicato alla ruera? ..per chi non è milanese, vuol dire spazzatura .. qui infatti vorrei postare tutto quello che nelle altre aree non avrebbe senso mettere. OT, come dicevano quelli dei newsgroup tanti anni fa.
Cosa ci sarà qui? Non so..
venerdì 17 maggio 2013
Glass live in Budapest
Girare per il mondo regala sempre emozioni...e novità. Ora, uno può
inventarsi di suonare di tutto.. partendo ad esempio dal suonare le
pentole. e già lì si assiste a spettacoli meravigliosi. Ma questo è
successo là dove non mi sarei mai aspettato di trovare qualcosa del
genere. A Budapest, in una piazza qualsiasi. La cosa che colpisce non è
che ci fosse un artista da strada.. di quelli ce ne sono tanti.. ma la
capacità tecnica e la spettacolarità della esibizione. Oltre,
ovviamente, al tipo di strumento che si è inventato. Ne ho registrato
solo un pezzo, anche se in realtà mi son fermato molto di più. Meritava
l'ascolto. Se mai avete ascoltato un suonatore di bicchieri, mettetevi
comodi: welcome to the show
giovedì 16 maggio 2013
Meccaniche sbilenche
Quattro meccaniche, quattro corde. Dalla più bassa alla più alta. In
ordine decrescente. Così, almeno, è come funziona sulle chitarre
normale. Perchè le meccaniche sono state montate bene, nella giusta
posizione. Alla giusta distanza. Ma non è detto che debba sempre essere
così, anzi. Quando ho tagliato la paletta, fatto i buchi, ho provato ad
utilizzare tutto lo spazio a disposizione. E a metterle più in linea
possibile. Ma se lo spazio è quello, piccolo.. e se non si riesce a
posizionarle perfettamente, i risultati possono essere difficili da
gestire. Avevo lottato con questo problema già la prima volta, quando
misi le corde per la prima volta. Adesso, la situazione sembrava ancora
peggiore. Perchè, alla fine, tutto questo è fatto per un motivo solo:
per far si che le corde rimangano in tensione - nella giusta, tensione -
e siano alla giusta distanza. Ma se le meccaniche sono messe male,
fisicamente le corde non ce la fanno a passare. O si toccano fra loro.
Se sono nuove, poi, "scivolano" ancora di più.. e il problema aumenta.
D'altra parte, ormai la struttura dello strumento è quella, non è che si
possa fare molto. Limitare i danni. Per riuscire a metterle - se non
alla stessa distanza - ma almeno lontano, mi sono dovuto arrangiare.
Alcune le ho montate da un lato, alcune dall'altro. Che vuol dire, che
per tendere le corde a volte si devono girare le meccaniche in un senso,
a volte nell'altro. E quando si accorda, bisogna sempre ricordarsi da
che verso le ho messe. E poi, ho proprio invertito due meccaniche: di
quelle posteriori, che teoricamente dovevano essere le due "corde
esterne", ne ho messa una esterna ( la prima) e l'altra come terza. In
questo modo, si riesce a recuperare un pò dell'errore della posizione
delle palette. Ed è, comunque, suonabile. Tutto questo per chi ascolta
non è un problema. Nemmeno si può accorgere della differenza. Ma per chi
deve combattere per far uscire un suono.. Le corde sono invertite. le
meccaniche storte. Chissenefrega. Suona lo stesso. é questo, alla fine,
quello che conta.
martedì 14 maggio 2013
Dall'Australia a Vicenza: viaggio no stop in 3 minuti
Costruire una chitarra è seguire una emozione. Seguirla, cercarla,
viverla. Il post di oggi non è strettamente legato alla costruzione
della chitarra, alle meccaniche o alle corde. Ma ad una emozione, che
corre lungo la schiena come un fulmine. Il video che ho allegato arriva
da Vicenza, due ragazzi trovati all'angolo di una strada. Una chitarra,
un didgeridoo, percussioni. Il chitarrista ha il mood di colui che
prende uno strumento e lo aggiusta come vuole, lo sistema. Lo abbraccia,
lo accarezza. Suona improvvisando, partono in loop che durano decine e
decine di minuti. In crescendo, rallentando, con stacchi e assoli. Una
tempesta di suoni, un loop che travolge. Dalla Australia a vicenza, per
un brivido che non si può dimenticare.
lunedì 13 maggio 2013
1001 pagine viste: ed è solo l'inizio
ciao, questo è un post diverso dagli altri.. anzi, non vuole nemmeno essere un post.. ma solo un ringraziamento. Abbiamo raggiunto le 1000 pagine viste! .. è davvero bello poterlo dire.. GRAZIE! .. questo è solo l'inizio
venerdì 10 maggio 2013
Ed ebbe un nome
Era quasi un anno che ci pensavo. Come poter dare un nome, una identità
alla chitarra. Anche solo un tratto, qualcosa per vestirla. Ho
immaginato tante cose, dalle grafiche vintage fino ai colori più
psichedelici. E nel corso dei mesi le ho dato tanti nomi. Immaginato
tanti vestiti per lei. E poi ci sono cose che succedono in momenti
precisi, particolari. Poteva essere ieri, un mese fa o tra un mese,
nulla sarebbe cambiato. Ho pensato che alla fine, se qualcuno la vede,
ne sente il suono, la voce, deve essere sapere come si chiama. Deve
poterne capire l'identità. Molto più semplice di quanto avessi pensato
fino ad adesso. Lei è la prima nata, lei è e sempre sarà la mia "Numero
1". E la firma, vicino. Il mio marchio di fabbrica. Molto più semplice
di quanto potessi immaginare, molto più vero e reale di qualsiasi altra
elucubrazione. Vicino, appena accennata, una chiave di Sol. Anche questo
è un pezzo di me: da quando ho imparato a scrivere, la disegno ovunque.
C'è chi per fare gli scarabocchi sull'angolo del quaderno faceva
quadrati, chi colorava un quadretto sì e uno no.. io facevo le chiavi di
Sol. Perchè? Non so, in realtà. Forse perchè sono facili da fare, forse
perchè.. mah. Inutile pensarci. Avevo pensato di chiedere a qualcun
altro di farlo. L'arte del disegno è proprio ciò che meno mi appartiene.
E, se lo avessi fatto, sicuramente il risultato sarebbe stato migliore.
Ma non così vero. Adesso il nome è scritto nel legno, come un tatuaggio
nel cuore. E' scritto, indelebile.
E' con grande piacere, che vi presento, la LUCA 1
E' con grande piacere, che vi presento, la LUCA 1
giovedì 9 maggio 2013
Quattro corde e una forchetta
Per chi suona la chitarra, cambiare le corde non è solo una necessità.
E' un rito, un piacere. E' l'occasione per coccolare la chitarra,
abbracciarla. Trattarla bene. Farle vedere che si tiene a lei, la si
vuole sempre perfetta. Spesso, poi, è l'occasione per pulire anche la
tastiera, sistemare le meccaniche. E quando lo si fa, ci si deve
prendere tutto il tempo necessario. Può capitare di cambiare una corda
al volo, ad esempio quando si rompe mentre si sta suonando. Ma è
un'altra cosa. Le prime volte, sembra una operazione praticamente
impossibile. Mi ricordo quando ero piccolo, avrò avuto sette o otto
anni, quanto era difficile. A volte, era il mio insegnante che mi dava
una mano. Sulle chitarre classiche poi, dove per fissarle sul ponticello
bisogna fare il nodo ( che poi, nodo non è..) era ancora più difficile.
Tutto sembrerebbe semplice, ormai, anche sulla steel. Sembrerebbe, ma
non è così. Se non si ha un ponticello vero, ma solo dei chiodi attorno
cui vengono fissate le corde, l'operazione non rimane cosi banale.
Soprattutto, se le corde si sono incastrare e non si ha un coltello per
poterle tagliare. Questa è più o meno la situazione nella quale mi sono
trovato ieri. Non avere un coltello per aprire i nodi, o tagliarle
direttamente, trasforma una operazione banale in un problema. C'era una
unica soluzione: con la punta di una forchetta, ho smollato i nodi e
tolto le corde. Detta così sembra facile. Dopo venti minuti in cui si
prova a farlo, assicuro, la situazione prende tutt'altra piega. Arrivato
al cambio della terza corda, ammetto, ho avuto la tentazione di
strappare il chiodo dal legno per sfilare, nella maniera più semplice
possibile, la corda. Ho resistito alla tentazione, alla fine ce l'ho
fatta. Anche questo è il bello di costruirsi una chitarra in casa: se
avessi sempre tutti gli attrezzi a disposizione, forse sarebbe più
semplice. Sicuramente, i risultati sarebbero migliori e nella metà del
tempo. Ma non sarebbe cosi divertente.
venerdì 3 maggio 2013
Last beer mood: la canzone della serata
Ci sono giorni in cui si parte con un progetto, una idea, e si arriva da
tutt'altra parte. Uscito dall'ufficio ero andato a comprare le corde
nuove per la chitarra, cosi da vedere se - con una muta nuova - sarei
riuscito a trovare una buona accordatura. E avrei provato una nuova
soluzione per il ponticello, quello attuale - che in realtà non esiste
perchè sono solo chiodi attorno cui attorcilio le corde - non mi
soddisfa. Iniziato il lavoro però è iniziato a girarmi nella mente un
riff, e ad un certo punto ho pensato - ok, prendo solo in mano la
chitarra elettrica per un minuto così non lo dimentico -. Perchè una
delle mie più grandi paure è sempre dimenticare quello che mi viene in
mente. Parole, canzoni, passano e scivolano via leggere come fossero
nulla. E, in effetti, mi succede, spesso. Ho preso la chitarra per quel
che doveva essere una breve pausa di lavoro. E' diventata l'occupazione
dell'intera serata. Suona un pò diversa dagli altri miei pezzi.. e fa
così: last beer
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