lunedì 8 aprile 2013

La libertà è una scelta.



Non li ho dimenticati. Volutamente, non li ho messi. 

Dopo quasi trenta anni di giornate a suonare la chitarra, ho deciso per la libertà. Nessun tasto, nessun vincolo. Nessun freno. Sicuramente avrebbe reso tutto molto più complesso, più impreciso. Ma dicono che nell'imprecisione ci sia il cuore.. e, in fondo, era quello che stavo cercando. La lunghezza del diapason della mia steel era unico- non avendo preso alcuna misura quando ho iniziato a costruirlo, era normale fosse così. Non sapevo nemmeno bene come si calcolasse la dimensione della tastiera. E' stato divertente impararlo. Ma, ormai, era tardi. Avrei avuto bisogno di una tastiera più lunga e più larga. Ma, soprattutto, più lunga. La prossima volta sarà una delle cose a cui baderò mai più. 

Il suono che ne viene fuori però è diverso. E' bello pensare che ogni nota non sarà mai uguale a se stessa. Che si può giocare con quell'attimo.. quella tensione che fa tutta la differenza. E' bello - anche concettualmente - sognare di avere uno spazio libero su cui viaggiare senza alcun confine. E' come essere liberi a nuotare nel mare, o chiusi in una corsia di una piscina. Stessa cosa. Folle sì, ma non totalmente. Almeno qualche punto di riferimento mi serviva. Calcolare la dimensione dei tasti utilizzando i diversi rapporti numerici, è molto facile. Soprattutto se si ha Excel. Soprattutto se ci si accontenta di non essere perfetti. Ma avendo come ponticello una bottiglia di birra.. come si può cercare la perfezione? Fatti i calcoli, andava bene così. 

C'era poi il problema del buco in mezzo alla tastiera. Quello, insormontabile. Almeno per il momento. E provata l'ebbrezza della libertà, il pensiero di rimettere i tasti... no. La soluzione fu semplice. Una matita. Appena a lato della tastiera, proprio sull'angolo che vedo solo io, ho fatto piccoli punti. I riferimenti per trovare i suoni. Almeno per non perdersi ogni volta, riuscire a dare continuità al suono.. almeno, e soprattutto, se insieme ad altri. Una piccola sbavatura può essere perdonata se si è da soli, ma una stonatura con un altro strumento sarebbe terribile. 

E' vero che con la steel si possono lavorare le note in due modi: correndo lungo la tastiera, oppure premendo sulle corde. premendo, si aumenta leggermente la tensione facendo salire l'intonazione. Anche in questo caso tutto è puramente ad orecchio, ma è un buono strumento per aggiustare le imperfezioni. Suonare con i puntini è stato come ritrovare la torre di controllo di un aereoporto. In pochi minuti tutto era cambiato. Adesso, potevo suonare quasi normalmente. I puntini sulla tastiera non erano proprio il massimo della bellezza, lo devo ammettere. Però funzionavano. 

C'era il problema del buco in mezzo. Dove potevo mettere i punti di riferimento. Ok, per il momento, quella sarebbe stata la black zone. Black, perchè si andava al buio.. senza riferimenti. Non molto ampia, ma abbastanza scomoda e fastidiosa. Stavo pensando di rendere i puntini qualcosa di coreografico, di usarli per inserire degli elementi grafici allo strumento. Ma per il momento ancora non ho fatto nulla in termini di design.. ci penserò... e per il pezzo mancante di tastiera? .. questa era la domanda vera. 

Appoggiare sul legno del corpo una sottile tastiera in legno, incollandola, potrebbe essere una soluzione. Anzi, al momento l'unica soluzione che mi viene in mente. Darebbe continuità a tutto. 


Potrebbe essere una soluzione. Appunti per la prossima chitarra: prendi le misure, pensa prima al progetto concretamente ..poi inizia a tagliare. 

Quando hai un buco, non lo riempi più. 

Ma se decidi che i tasti non li vuoi, anche se sarà più difficile: non metterli e basta.

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